Piano Transizione 4.0: l’industria del futuro per uscire dalla crisi

Entra nel vivo il Piano Transizione 4.0, dopo la firma del decreto attuativo da parte del Ministro per lo Sviluppo economico Stefano Patuanelli. Il programma costituisce un rilevante insieme di interventi integrati a favore dell’industria 4.0, insieme con iniziative già avviate dal Mise, come i voucher per gli innovation manager, la cosiddetta Nuova Sabatini, la Digital Transformation, i Contratti di sviluppo. Il Piano Transizione 4.0 rappresenta una sorta di cornice, per favorire uno scenario ideale nello sviluppo di una strategia industriale incentrata su investimenti, design, digitalizzazione, creatività, innovazione tecnologica.

Lo stanziamento complessivo previsto nel Piano è pari a 7 miliardi, con l’individuazione di tre pilastri:

• incentivazione degli investimenti in beni strumentali, finalizzati alla trasformazione tecnologica e digitale dei processi produttivi;
• incentivazione della spesa privata in ricerca, sviluppo e innovazione tecnologica, per favorire la transizione al digitale e incrementare la competitività delle imprese;
• incentivazione degli investimenti nella formazione del personale sulle nuove tecnologie, per accrescere il know-how delle imprese in questi ambiti.

E’ il credito d’imposta lo strumento attraverso il quale incentivare le politiche disegnate dal Piano: si tratta di una novità sostanziale rispetto ai meccanismi di super e iper-ammortamento contenuti nel Piano Industria 4.0. Nelle valutazioni del Mise, il credito d’imposta dovrebbe favorire un incremento del 40% della platea dei potenziali beneficiari, consentendo l’accesso ai benefici anche a soggetti senza utili o in regime forfettario.

Particolarmente interessante è il chiarimento contenuto all’interno del decreto attuativo in merito al significato di innovazione tecnologica finalizzata alla trasformazione digitale. In base al testo, vengono considerate sia soluzioni di integrazione a livello hardware e software dei processi di gestione operativa, sia di pianificazione e simulazione, della produzione sia soluzioni per la generazione di indicatori per la gestione aziendale, per la reportistica e la diagnostica di produzione, nonché per la manutenzione dei macchinari. Senza trascurare, sempre nell’ambito delle azioni di innovazione, le soluzioni per il controllo remoto dei macchinari e per le prestazioni lavorative dei dipendenti.

Con Transizione 4.0, quindi, l’Italia intraprende il percorso di una nuova politica industriale 4.0, più moderna e sostenibile, in grado di rendere il sistema produttivo sempre più competitivo.

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Finalità dell’intervento è quella di “incentivare l’innovazione tecnologica delle imprese con il ripristino e potenziamento delle misure previste da Industry 4.0 prevedendo una durata pluriennale degli incentivi (5 anni). Inoltre, aumentare i limiti per gli investimenti previsti per i crediti R&D, ampliare il regime del patent box a ulteriori beni immateriali e incrementare il beneficio previsto (anche ai fini del re-shoring ad alto valore aggiunto)”.

I dati elaborati all’interno del documento evidenziano un contesto così caratterizzato:

• Grazie al piano Industria 4.0, nel 2017 gli investimenti in beni materiali sono stati 10 mld. €, in beni immateriali 3,3 mld.€, quelli in R&D 8,6 mld € (fonte MISE);
• dal 2020 il piano industria 4.0 ha subito importanti modifiche con la transizione di iper e superammortamento ad un meccanismo di credito di imposta (aliquote rispettivamente pari al 40% fino a 2,5 M€ (20% da 2,5 M€ fino a 10 M€) e al 6% nel limite di costi pari a 2 M€). Anche il credito R&D (pur se ha beneficiato dell’eliminazione del requisito di incrementalità) è stato ridimensionato negli importi (il limite massimo attuale è pari al 12% su 3 M€);
• Nei prossimi anni, la promozione di importanti investimenti in grado di rendere il sistema Paese più innovativo e competitivo è la sfida essenziale per superare la crisi post pandemia.

In considerazione di questi dati, il Piano evidenzia alcune linee guida per l’azione del Governo:

• Ripristino integrale e potenziamento di iper-ammortamento (incremento del 150%-200% del costo di acquisto) e superammortamento (incremento del 40%-60% del costo di acquisto). Entrambe le agevolazioni
• Per consentire la programmazione di un piano organico di investimenti si dovrà prevedere un’adeguata durata pluriennale del periodo di validità degli incentivi (almeno 4/5 anni); devono intendersi come incremento del costo ammortizzabile e non come credito di imposta (e senza limite massimo);
• Possibilità di decidere autonomamente il periodo di iper/superammortamento (ammortamento accelerato). Applicazione dell’aliquota prevista per l’iper-ammortamento in relazione agli investimenti in software individuati nell’Allegato B alla legge istitutiva di tale regime (da integrare, ove necessario, per ricomprendere qualsiasi software/programma in ambito digitale e di A.I.) a prescindere dall’acquisto di beni materiali iperammortizzabili;
• Incrementare sia aliquote, sia massimale di investimento agevolabile per il credito R&D (arrivando ad es. ad un limite massimo del 20% per un investimento pari a 10 M€);
• Introduzione di forme semplificate di interpello con il MISE per risolvere problematiche applicative legate alla natura dei costi o delle attività agevolabili;
• Incremento del beneficio del patent box (dal 50% al 70%) e ampliamento ad ulteriori beni immateriali agevolabili (ad esempio lista clienti e lista fornitori). Modifica al limite del credito per le imposte assolte all’estero di cui all’art. 165, comma 10 Tuir.

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